Oscar De Summa

La cerimonia

Spettacolo

La cerimonia

 

Intercetto la mia anima
Schierandomi esattamente al centro
Della mia età


Cos’è che ci muove, che ci fa scegliere, che ci fa andare verso qualcosa o qualcuno, nonostante noi? Qual è quella cosa irrinunciabile della quale non possiamo fare a meno, al di là di tutto? Quella cosa che sottende alle nostre scelte? Quelle scelte che ci impongono un dire come: non potevo fare diversamente?

Edi è una ragazza normale, con una vita normale. Non fa niente di veramente sbagliato ma neanche niente che la identifichi con un primato. Non si distingue in nessuna graduatoria, sia essa declinata al bene o pericolosamente al male. Ha una vita sociale sufficiente, un buon rendimento a scuola, nessuna brutta compagnia la induce a nessuna pericolosa esperienza. Galleggia dolcemente sulla superficie della vita. Al di là della normale confusione che può avere una ragazza ancora adolescente, non si sente attratta davvero da nessuna cosa, nessuna situazione, nessun vero desiderio. Una hikikomori che si ritira dalla vita ancora prima di averla sperimentata. La sua non è un’apatia generalizzata e generazionale che risponde al nome di capriccio, ma una vera e propria mancanza che trova la sua motivazione in un’assenza. Avere tutte le possibilità corrisponde a non averne nessuna se non vi è una regola, un limite, un proibito che definisce il contorno della scoperta e del superamento, che sprigiona l’adrenalina proprio in questo superamento, che ci rivela nella ricerca, proprio perché ci obbliga ad andare oltre il conosciuto, e mettendoci in gioco ci rivela a noi stessi.
Analizzando il mito di Edipo ci accorgiamo che il padre, il nome del padre, inteso come funzione, che deve e vuole creare la mancanza, la ferita, ha il compito preciso di impedire il soddisfacimento dell’incontro del figlio con la madre; ha il compito preciso di interrompere il rapporto simbiotico tra i due.
Proprio quel padre che tanto abbiamo odiato, noi che ora dovremmo essere i padri, proprio quel padre è ora l’assente inaccettabile. Diventando non più la legge ma l’amico del figlio, il suo antagonista nel quotidiano. Ha negato al figlio la sacrosanta ribellione generatrice dell’identità. Così tutto resta uguale a tutto e allora non c’è più motivo di scegliere, non c’è più desiderio, non c’è più quella passione che sa sempre portarci oltre noi stessi nel paradosso fondante della perdita che stabilisce l’identità. E qui il mercato capitalista ha avuto la sua intuizione più diabolica sostituendosi alla legge e inasprendo un desiderio piccolo di oggetti che per definizione non riusciranno mai a creare esperienza e crescita, rischio e soddisfazione. Nessun telefono nuovo, per quanto sofisticato, potrà prendere il posto dello sguardo del padre.

Oscar De Summa

Intercetto la mia anima
Schierandomi esattamente al centro
Della mia età

Cos’è che ci muove, che ci fa scegliere, che ci fa andare verso qualcosa o qualcuno, nonostante noi? Qual è quella cosa irrinunciabile della quale non possiamo fare a meno, al di là di tutto? Quella cosa che sottende alle nostre scelte? Quelle scelte che ci impongono un dire come: non potevo fare diversamente?

Edi è una ragazza normale, con una vita normale. Non fa niente di veramente sbagliato ma neanche niente che la identifichi con un primato. Non si distingue in nessuna graduatoria, sia essa declinata al bene o pericolosamente al male. Ha una vita sociale sufficiente, un buon rendimento a scuola, nessuna brutta compagnia la induce a nessuna pericolosa esperienza. Galleggia dolcemente sulla superficie della vita. Al di là della normale confusione che può avere una ragazza ancora adolescente, non si sente attratta davvero da nessuna cosa, nessuna situazione, nessun vero desiderio. Una hikikomori che si ritira dalla vita ancora prima di averla sperimentata. La sua non è un’apatia generalizzata e generazionale che risponde al nome di capriccio, ma una vera e propria mancanza che trova la sua motivazione in un’assenza. Avere tutte le possibilità corrisponde a non averne nessuna se non vi è una regola, un limite, un proibito che definisce il contorno della scoperta e del superamento, che sprigiona l’adrenalina proprio in questo superamento, che ci rivela nella ricerca, proprio perché ci obbliga ad andare oltre il conosciuto, e mettendoci in gioco ci rivela a noi stessi.
Analizzando il mito di Edipo ci accorgiamo che il padre, il nome del padre, inteso come funzione, che deve e vuole creare la mancanza, la ferita, ha il compito preciso di impedire il soddisfacimento dell’incontro del figlio con la madre; ha il compito preciso di interrompere il rapporto simbiotico tra i due.
Proprio quel padre che tanto abbiamo odiato, noi che ora dovremmo essere i padri, proprio quel padre è ora l’assente inaccettabile. Diventando non più la legge ma l’amico del figlio, il suo antagonista nel quotidiano. Ha negato al figlio la sacrosanta ribellione generatrice dell’identità. Così tutto resta uguale a tutto e allora non c’è più motivo di scegliere, non c’è più desiderio, non c’è più quella passione che sa sempre portarci oltre noi stessi nel paradosso fondante della perdita che stabilisce l’identità. E qui il mercato capitalista ha avuto la sua intuizione più diabolica sostituendosi alla legge e inasprendo un desiderio piccolo di oggetti che per definizione non riusciranno mai a creare esperienza e crescita, rischio e soddisfazione. Nessun telefono nuovo, per quanto sofisticato, potrà prendere il posto dello sguardo del padre.

Oscar De Summa

 

 

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TOURNÉE STAGIONE 2017/2018

BUTI (PI), Teatro Di Bartolo
15 marzo 2018

LASTRA A SIGNA (FI), Teatro delle Arti
16 marzo 2018

SAN LAZZARO (BO), ITC Teatro
17 marzo 2018

MONTEROTONDO MARITTIMO (Gr), Teatro del Ciliegio
18 marzo 2018

SIENA, Teatro dei Rozzi
20 marzo 2018

ROSIGNANO MARITTIMO (LI), Teatro Solvay
21 marzo 2018

REGGELLO (FI), Teatro Excelsior
22 marzo 2018

ASTI, Teatro Alfieri
24 marzo 2018

 

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TOURNÉE 2016/2017

CASTROVILLARI (CS), Primavera dei Teatri
3 giugno 2017